sabato 24 dicembre 2016

Best Music Album 2016

Best album list 2016 di Marco Malagoli

Anno bisesto anno funesto. Il 2016, lo chiuderei in uno scrigno, e lo affiderei alle correnti oceaniche, nella speranza che non torni mai più.  Di questo 2016 nella storia rimarrà senza ombra di dubbio, l’evidenza che il suffragio universale ha dei limiti evidenti, limiti che  nascono da molto lontano e che si possono poi andare ad analizzare anche nel mondo di chi ascolta musica. Il mondo della produzione e diffusione musicale è sterminato, ma alla fine si ascoltano sempre le stesse cose, playlist generate automaticamente che vengono condivise da milioni di utenti. Oppure si finisce nei suggerimenti di Mollica che in televisione come solito ci ripropone settantenni attempati che non hanno mai avuto molto da dire, oppure altri recenti figuri  e qualche altro becero inascoltabile  che continua a cantare la stessa canzone da decine di anni. Insomma, alla fine il populismo vive di ignoranza e superficialità, che si ripercuote sulla gente, che tende a semplificare rifugiandosi nel conforto del già sentito ripudiando ogni cambiamento, per la paura della vastità di opzioni che ci permette la libertà che oggi abbiamo. Motivo per cui è più semplice mettere tutto in discussione, per poi finire nelle braccia del comune sentire che come al solito è frutto del più becero conformismo reazionario. Continuo a non arrendermi e vado avanti, continuo a pensare laterale, e questo continuo esplorare anche quest’anno ha trovato nelle mie orecchie fonte di giovamento. Un anno musicale pieno di conferme di artisti che si consolidano e novità entusiasmanti. Al primo posto della classifica  quest’anno metto un concerto, ho avuto la fortuna di ascoltare uno delle più belle esibizioni che ho avuto occasione di assistere; i King Crimson. Hanno confermato quello che già sapevo, la storia della musica moderna sarebbe poca cosa senza il loro contributo. Hanno chiuso il concerto con un classico del rock ;  “XXI Century Schizoid Man”, a suo tempo cantato da Greg Lake , che ci ha lasciato mentre scrivo queste poche righe.  Assieme alla morte di David Bowie, Keit Emerson (ELP), Glen Frey  (Eagles) Prince e Leonard Cohen , lasciano questo mondo degli artisti che hanno rappresentato la mia personale colonna sonora dell’adolescenza (You turn me on, Hero, Jerusalem, Hotel California, Purple Rain, Halleluja), ricordandoli tutti con riconoscenza ho la conferma che quest’anno è stato veramente un annus horribilis.

Al dunque la musica:
- King Crimson -  The elements of King Crimson Tour 2016 - Teatro degli Arcimboldi - 
Allego la set list, per permettere a chiunque di apprendere al meglio il meglio del gruppo
Drumson werning - Larks tongues in aspic part one - Pictures of a city -  Dawn song - Red - Cirkus - Fracture -  Epitaph - Hell hounds of Krim - Easy money- The talking drum - Larks tongues in aspic part two - Fairy dust - Peace - Indiscipline  - The court of the Crimson King - The construkction of light - The letters -  Sailor’s tail - Meltdown - Radical action II - Level five - Starless -  Banshee legs hassle - 21st century schizoid man

1- The Dear Hunter  - ACT V
Si conclude (?) con questo 5° capitolo la saga del “the dear hunter” in questo capitolo Casey Crescenzo (macchina pensante del gruppo), sforna il gioiellino che è la sintesi degli altri quattro capitoli. Un tripudio di arrangiamenti e di stili musicali a servizio di una opera che diventa teatrale. Crescenzo trascende i generi, diventando realmente progressivo, nel reinventarsi riscrive la sua musica ed il genere rock.  Peccato solo per pochi.
2- Bent Knee  - Say So 
Questi ragazzi hanno nel loro dna la possibilità di diventare dei mostri sacri, al momento si divertono un mondo a destrutturare le spettacolari melodie in complessi arrangiamenti. Curtney Swain ha una voce incredibile e la mette a servizio della musica, diventando un soggetto centrale nelle complesse polifonie del collettivo. Un lavoro bellissimo con miriadi di sfaccettature che di solito rendono complesso tutto ciò che è estremamente semplice, ma con intelligenza e maestria.
3- Oh Malò  - As we were
Disco adorabile e divertente di questi ragazzi che vengono anche loro da Boston come i Bent Knee.  Al suo interno non c’è un tempo pari, se non in qualche divertissement. Quando mi sono sentito giù di morale, sono ricorso alla loro compagnia, che come la copertina è una esplosione di colori della tonalità dell’anima.

4- Big Big Train  - Folklore 
I Genesis di Peter Gabriel, hanno attinto a piene mani dalla tradizione musicale inglese con ingegno. Con lo stesso ingegno ma maggiore maestria i Big Big Train, hanno costruito la loro carriera, in modo più onesto e coerente. Una premessa d’obbligo in quanto le sonorità del gruppo, hanno pesanti riferimenti musicali coi Genesis, e all’ascolto disattento si corre il rischio di archiviarli nel plagio. In realtà il Plagio lo hanno già fatto i Genesis , tant’è che storia ricorda che il successo lo ebbero inizialmente fuori dalla loro patria. I BBT non si nascondono dietro a nulla, tanto che il Corvo in copertina ed il titolo stesso raccontano molto meglio di mille note da dove provengono. Questo loro lavoro è splendido, talmente costruito in modo spettacolare da essere quasi troppo perfetto, lasciando un pò di cuore a vantaggio di tanta (forse troppa) tecnica, diventando a tratti molto retorico. 
5- Bon Iver -  22 a Milion 
Un disco scintillante, come i momenti che precedono l’alba, col paesaggio avvolto nella nebbia, e non sappiamo se arriverà una giornata di sole oppure no. Justin Vernon, gioca già sui titoli delle composizioni, rendendoli criptici. I suoni sono spesso avvolti nella distorsione, sperimentazione, una sperimentazione che però non tradisce l’artista, amante del silenzio e degli spazi aperti della natura.
6 - American Football - American Football 2 
Non sono un fan dell’emo, ma Mike Kinsella, è un personaggio che non lascia mai indifferente, sia per linguaggio musicale, che per composizione. Questo disco ha qualcosa di molto malinconico e decadente che traspare in ogni traccia,  come suggerisce apertamente la copertina del disco.  arrangiamenti complessi, ritmi dispari, ma mai fuori posto. un punk melodico ed intelligente, so che sta poco in piedi ma è così.
7- Thrice - To be everywhere is to be nowhere 
Muri di chitarre, granitici. Dustin Kensrue è una delle voci  migliori che si possono sentire ne panorama musicale. Questo disco è il loro lavoro più diretto, va ascoltato a volumi assordanti che dà il meglio di sé. Da ascoltare dopo arrabbiature post elettorali, o quando si subisce un torto, alla fine dell’ascolto si ha un senso totale di liberazione e convinzione che non siamo gli unici ad essere arrabbiati. 
- The Mercury Tree  - Permutations
Una raccolta di stili uniti da una grande capacità tecnica esecutiva. Un album molto  ricco di invenzioni.  Una volta saputo prendere , lascia ampiamente soddisfatti nell’ascolto continuo, accompagnandoci in un bel viaggio musicale.

9 - Frost -  Falling Satellites 
Convulsi e frenetici, il rock delle tastiere eredi nel terzo millennio degli ELP. Jem Godfrey si diverte un mondo e lo condivide con il suo pubblico.

10- Marillion -   f*** Everyone and Run

Niente di nuovo dal mondo dei Marillion, ma sempre un bellissimo ascoltare. Rimangono dei cantori, raccontano storie di musica e melodia in modo ineccepibile. Un bellissimo film da vedere ad  occhi chiusi.

11- Mike Keneally  - Scambot 2
Chitarrista di Frank Zappa, ha avuto una carriera solista altalenante. In questo ultimo lavoro, fa una escursione nel mondo Heavy. Ci riesce benissimo, con originalità anche perchè il gruppo che lo sostiene è ineccepibile.

12- Seven Impale - Contrappasso
Confermano la loro capacità di esplorare il prog. Lo fanno in modo più cervellotico rispetto il loro primo album che mi è piaciuto un sacco, ma riescono comunque a non ripetersi e continuare a sperimentare le loro capacità.

13- Opeth - Sorceres
Questo disco non lo capisco un granché, ci sono troppi riferimenti ai Jethro Tull, ma il primo pezzo dell’album “Sorceress” è senza dubbio un capolavoro. 

14- Thank You Scientist - Stranger Heads Prevail
Rock jazz fusion in sansa Heavy, con tanto di sezione fiati. Sarebbe bello vederli dal vivo, ma purtroppo sarà difficile.

15- Ghost Medicine  - Discontinuance
Un esordio interessante, pieno di spunti , e il tocco magico del basso di Colin Edwin.

16- Crippled Black PhoenixBronze
Bellissimo, a tratti epico, a tratti contorto, a tratti pieno di retorica post rock, con tocchi di dolcezza. Nessuna novità se non una conferma che i CBP, cambiano stile ad ogni uscita, fregandosele totalmente delle etichette di genere.

17- iamthemorninglighthouse
Questi russi continuano a scrivere musica quasi classica che della Russia raccontano solo la malinconia.

18- Mice On Stilts  Hope for a Mourning
Il titolo la dice tutta, un disco pieno di disperazione senza speranza e possibile redenzione, triste dall’inizio all’ultima nota. Difficile essere così pessimisti. Ode al merito 

19- Karmakanic  - Dot
Unica cosa vecchio prog che ho ascoltato con piacere. Come al solito Reingold riesce a essere fresco anche con della roba datata.

20- Young Legionnairezero worship
Post hardcore potente, intelligente , bello in ogni sua sfacettatura.

21- KnifeworldBottled out of eden
Chiudo l’anno con la follia fatta suono.



Playlist 2016 (Itunes - Apple Music)



Auguri di Buon Natale e felice anno nuovo

mercoledì 21 settembre 2016

La crisi economica secondo me

La crisi economica secondo me.

Da un pò che non scrivo, da un pò che non mi perdo in labirinti mentali, mi sto guardando attorno, convivo con questo fiume in piena di cose che accadono. 
Accadono cose quotidianamente, non solo nella sfera politica ed economica che mi lasciano sempre più perplesso. Ho vissuto quest’ultimo periodo della mia vita, un pò scollegato, con un senso di non appartenenza che lentamente mi ha condotto nel mondo dei disadattati. Vivo appagato dei miei affetti, della mia famiglia e degli amici più cari.
Ormai non mi riconosco più in niente. Non vado più a votare a qualsiasi elezione,  evito raduni pubblici, eventi di massa come concerti, eventi sportivi; mi risultano tutti assurdi, superficiali, ridicoli, legati a dei riti arcaici ed infarciti di superficialità. Un esempio per tutti, la musica popolare. fateci caso, se vi capita di andare ad una festa, un matrimonio un cazzoraduno qualsiasi, la musica che vi viene propinata è quell’insieme di insulsaggini musicali anni 80 quando vi va bene, altrimenti vi dovete sorbire tutta la serie di “bandiera gialla”, quella poco seria signora della Carrà che va ancora a far l’amore da Trieste fino a giù , oppure tutto il repertorio di Cristina d’Avena che inneggia a Ufo Robot, cazzetti nani e blu, fatine insulse e Arseni Lupin, che li guardavo in bianco e nero nella tv della cucina quando ero piccolo. Ho intervistato parecchi ragazzi tra i venti e i trenta anni, chiedendo se sono cresciuti con quella roba lì, con tutta l’offerta di intrattenimento che c’è, è possibile non essere riusciti a creare dei nuovi riferimenti da massificare, visto che ormai è tutto massificato? la risposta non c’è, ebetizzano di di essere crescitui con quella roba lì, in un universo parallelo forse? . La risposta è che tutto quello che ci viene propinato è talmente effimero che inevitabilmente scivola via e non lascia traccia in nessun inconscio, è sozzura che ti cola addosso come un blob e quindi te la devi dimenticare per sopravvivere.  Tutto ciò per significarvi il nulla popolare degli ultimi venti anni. 

Premetto che da piccolo giocavo a Dungeons & Dragons, e quindi appartenevo al mondo dei nerd in qualche misura.
Vado alla ricerca delle cose che mi piacciono, compresa la musica che devo andarmela a cercare nei luoghi più disparati. Sono abbonato ad Apple Music da oltre un anno, e ancora l’algoritmo di suggerimento musicale, che ti dovrebbe guidare verso i tuoi gusti, non riesce a trovare nulla da sottopormi, se non le cose che ascolto già.
La letteratura fantascientifica che amo tanto, ed è stata compagna di vita per tanti anni è definitivamente defunta, gli editori italiani l’hanno sostituita con romanzi di vampiri dedicati ad adolescenti psicotici, e romanzi di pseudostoria e fantasy di epocale nullità, tanto che Il Trono di Spade, nonostante la sua lungaggine inusitata, risulta essere un romanzo di appendice. 
Il cinema stessa storia, ho avuto l’idea di regalare a mia moglie per il suo compleanno la raccolta di tutti i film in DVD dei film vincitori del leone d’oro di Venezia degli ultimi 15 anni (non c’è una cabala dietro al numero 15, mi sembrava solo il numero giusto), dopo qualche ora ho abbandonato l’idea, avrei dovuto raccomandarmi presso qualche negozio sepolto in un centro storico, così ho ripiegato sulla palma d’oro di Cannes. Ci sono riuscito in una settimana, con anche qualche buco a dire la verità, a significarvi che anche se parliamo di roba all’attenzione di tutti, si perde all’interno di una offerta globalizzata di effimera pochezza, della serie: Trovi tutto, trovi niente.

Mi sono trovato in diverse situazioni fuori con conoscenti, a sentire parlare per tutta sera di cose per me aliene, come il campionato di calcio, il gossip della gnocca tradita di turno, e tanti argomenti che non riesco a frequentare, così faccio inevitabilmente la figura del supponente nel migliore dei casi, altrimenti divento l’ignorantone di turno che non sa niente del mondo e che pensa solo a lavorare.

Già, lavorare, effettivamente ci penso molto, il lavoro è la mia vita, come penso sia giusto essere al centro della costruzione di una società, praticamente un pensiero da emarginati. Sono un imprenditore, nel senso che ho un’impresa, e anche qui il mio approccio è diventato da disadattato. Non ho mai voluto conformarmi al mercato, ma l’ho sempre voluto vivere in modo trasversale, per dare maggior senso alla nostra offerta, La mia impresa vive di servizi, e rappresento una rete di imprese che nel bene e nel male, ultimamente molto nel male, dà da lavorare da trenta anni a diverse persone con contratti assolutamente a tempo indeterminato, così capite quanto sono fuori da ogni senso di logica.
La crisi per me non è iniziata nel 2008, ma parte da molto più lontano. Talmente lontano, che penso che le radici le trovi nella caduta del muro di Berlino nel 1989. L’anno in cui abbiamo smesso di credere che il mondo era diviso in due, e abbiamo cominciato a diventare globali, alla ricerca di riempire quel vuoto che ci siamo lasciati dentro. (non tacciatemi di nostalgia, è un dato di fatto, avevamo seppellito la nostra ignoranza in due mondi)

In un momento imprecisato, il mondo della burocrazia ha sostituito il mondo del fare. Improvvisamente ci siamo trovati talmente oppressi da una serie di inutili adempimenti, che sono diventati il fulcro su cui ruotano le aziende. Dal 2005, me lo ricordo ancora oggi come la data di tale consapevolezza, il lavoro, il creare, il costruire, il modellare la propria comunità, che è l’arte più complessa del lavoro dell’imprenditore, è diventato in un primo momento la parte più facile da realizzare, dal 2010 in avanti, è diventato l’ostacolo da superare. 
La crisi secondo me è lì. Nelle imprese che vivono di servizi, che non manipolano complesse tecnologie o di progetti assolutamente all’avanguardia che per fortuna svalicano questo incubo e spero che ci conducano ad un futuro migliore, Le imprese che vivono di servizi, che modellano il territorio rendendolo vivibile, in quel mondo non si vive più per costruire, ma per non fare. E attenzione, questi sono i luoghi dove lavora la  mitica maggioranza. 
Modellare il territorio e la società ormai nell’opinione pubblica è vista come cementare, dissestare idrogeologicamente il paese, deturpare il territorio. Che mancanza di immaginazione, che tristezza che inconsapevolezza. Praticata soprattutto da quelli che devono il proprio reddito a quel mondo economico, e lo stanno vedendo andare a pezzi senza neanche una idea di come trasformarlo.Pazzesco.

L’apice di questo modo di pensare, che non fa parte dell’immaginario collettivo, ma che alla fine la maggioranza si confà, è stato  l’evento culmine;  il rifiuto da parte della Giunta pentastellata di candidarsi alle Olimpiadi di Roma del 2024.  La motivazione è stata e qui cito da fonte certa -no alle olimpiadi del mattone - no ai debiti conseguenti - i soldi sono dei romani e degli italiani - in queste poche frasi si evince la nullità intellettuale di questi personaggi. Possono essere plurilaureati, dottorati e dottorandi, ma hanno gli stessi limiti intellettuali dei ragazzi da me intervistati, non hanno capacità nè di riconoscersi in una idea, (poco male) nè in un progetto,  e allora ascoltano UFO ROBOT perchè lo cantava il papà sotto la doccia, dicendogli che cantava una cosa assurda e quel cartone era orribile. Hanno talmente paura dei ladri , che hanno trasformato la loro idea di società  in un mondo di ladri, per cui è meglio non fare, chiudersi in casa a guardare la TV, che cercare di costruire qualcosa di nuovo.  Che poi la TV non la guardano perchè c’è il grande fratello e allora non so cosa fanno. Magari spengono la luce e stanno fermi lì fino al giorno dopo.

Roma e i suoi abitanti, rappresentanti della città eterna, dove i Romani hanno ingegnato la colonizzazione d’Europa, che hanno costruito quelle strade che oggi ci permettono ancora di attraversare il nostro mondo conosciuto, ha paura di un pugno di ladroni , rinunciando così a riconciliare lo sport mondiale con la storia della civiltà. Perdonatemi se divento scurrile, ma siamo di fronte a dei comuni quanto improbabili imbecilli a piede libero, che naufragano nel mare del “non saper fare” 
Poteva diventare il progetto di ricondurre l’Europa alla sua origine Greco-Romana,  riconciliando tutto il mediterraneo in un messaggio di accoglienza e di ritrovata centralità della cultura italiana, 
Poteva diventare il luogo della rinascita politica della comunità europea ripercorrendo la sua storia millenaria che anche di Olimpiadi è fatta.

Poteva semplicemente diventare l’opportunità (come ha sottolineato Luca Pancalli) per abbattere un po’ di barriere architettoniche in una città che ne ha troppe. Pensare tutto ciò solo in termini di debiti e mattoni è veramente avvilente.

venerdì 11 dicembre 2015

Migliori Album 2015

Migliori Album 2015

O meglio quello che ho ascoltato e mi è piaciuto moltissimo


Ho cominciato ad ascoltare musica in modo consapevole a 12 anni. Il mio primo album è stato un vinile regalato per il giorno del mio compleanno da degli amici di mia sorella , Boomerang dei Pooh, non oso contare le miriadi di volte che lo ho rigirato sul piatto dei miei genitori, lo ho cominciato a disconoscere nel momento in cui cominciò a girare su quel piatto The dark side of the moon dei Pink Floyd e At the court of the crimson king dei King Crimson. Era il 1980, il prog sembrava morto e sepolto e quindi ero completamente riversato nel passato. Dopo il Vinile cominciai a riversare gli album su cassetta. In camera mia si accavallavano vinili di amici e di amici degli amici. Poi arrivò in casa il primo lettore CD e i vinili presero la via di un alto scaffale.Arrivarono i tempi della patente e  giravo in auto sommerso da copertine sconfusionate di cd che contenevano altro. Volevi ascoltare i Led Zeppelin, infilavi il Cd nel lettore e ti spuntavano fuori i Jethro Tull. Poi col lievitare dei costi dei CD, mi sono disaffezionato all’offerta musicale dei tardi anni 90, e a lungo a parte i Pearl Jam, non ascoltai altro, fino al disamoramento per la musica (incredibile) L’offerta radiofonica era inascoltabile fatta di Ligabue e Zucchero, Pausini e altre nefandezze , fino a che casualmente nel 2004, mi sono trovato tra le mani un IPOD, un gingillo inquietante. Subodorata la potenzialità ho trasferito tutta la mia discografia CD su Itunes. Da allora sono tornato ad ascoltare ,la rete è diventato il mio dispensatore di  musica  a costi ragionevoli. Ho ricominciato a a nutrirmi di energia sonora. 
Assieme ad iTunes, la rete ha aperto orizzonti musicali che credevo non esistessero più. Sono passati dieci anni da allora, a giugno di quest’anno ho aderito a Music di Apple, beh devo dire che timidamente un pò di Spotify lo avevo già utilizzato senza convinzione. Lo streaming musicale mi ha sempre fatto paura. Un abisso infinito in cui perdersi. E anche qui la musica è diventata incontenibile. 
Dopo 6 mesi di streaming, oltre ad avere migliorato la mia situazione economica, (di scelta non ho mai piratato un disco), devo dire che essere nella possibilità di poter accedere a buona parte dell’offerta musicale dell’intero pianeta, mi affascina incredibilmente . Un abisso senza fine, in cui destreggiarsi è fondamentale per non perdersi. Come tutto ciò che offre la rete occorre avere una educazione musicale o almeno un minimo di cultura, per non essere vittima delle play list di tizio caio in cui i gusti musicali del momento sono più importanti degli autori.
Ho cambiato il modo di ascoltare,  la musica mi segue ovunque, sul telefono in auto mentre corro, mentre faccio un trekking tra i monti. ascolto un album da un supporto, in cuffia mentre corro, e finisco di ascoltarlo sull’impianto del soggiorno mentre faccio stretching per poi continuare sotto la doccia da un altoparlante sul lavandino.


Mi viene sovente da riflettere sull’ambivalenza della rete. Da una parte la possibilità di accedere alla vastità incredibile di contenuti, quindi possibilità infinite di ascolto, lettura, informazione, dall’altra la semplificazione inevitabile del contesto. L’eccessiva offerta porta alla banalizzazione, all’ascolto senza approfondimenti, spersi in questa infinita scelta, è molto facile seguire la cultura del “mi piace”. 
Rimanere sobri in mezzo a questa ubriacatura non è facile. E’ per questo che continuo a seguire gli “artisti”, ad esplorare i loro lavori, e soprattutto farmi trasportare da quei ciceroni più bravi che mi portano sempre a seguire nuovi mondi.

Come tradizione ho da qualche anno regalato chiavette USB contenenti musica. Da quest’anno non girano più chiavette, ma solo playlist. Limite e potenza dello streaming musicale. Hai una collezione infinita di musica, ma non la possiedi, la puoi ascoltare all’infinito fino a quando la puoi pagare. Il giorno che non la paghi più ti viene sottratta. Lascio ad altri la valutazione di tutta  l’implicita critica a cui uno può aggrapparsi per attaccare un sistema. Io ho smesso di criticarli  ma di utilizzarli per quello che più mi fanno comodo. Forse è il sistema migliore per non essere schiavi degli strumenti stessi. Per alcuni di questi 

Al dunque la musica:

Questo è stato un anno ricco di musica, in più questo 2015 è un anno particolare, sono diventato padre, e ho vissuto per qualche tempo in Colombia. Oltreoceano ho avuto un approccio tutto personale con alcuni album interessanti, che anche se non sono le migliori cose che ho ascoltato, rappresentano delle pietre miliari della mia personale discografia.

ho diviso le playlist in tre parti, per incapacità di gestire playlist lunghe da parte di music, qualche limite deve pur esserci a questo torrente in piena. per alcuni Album ho scritto alcune righe, per altri lascio il commento all’ascolto, non sono un critico musicale. Rimango assolutamente un ascoltatore disattento ma entusiasta. 


1- Steven Wilson (crossover prog) Hand Cannot Erase.





La discografia di questo artista è monumentale. La sua interpretazione delle sonorità contemporanee non hanno eguali. in questo suo ultimo lavoro solista, raccoglie tutta la sua discografia, e partorisce una sintesi di bellezza ineccepibile. Non è quindi il suo lavoro più originale, ma sufficiente a renderlo uno dei grandi della musica contemporanea.









2- Agent Fresco (art rock) Destrier





Questo album è spuntato all’improvviso e mi è piaciuto immediatamente.  Spesso complesso all’ascolto, ha una portata epica colossale. In molti punti la ricerca sonora e di complessità di questo gruppo, porta a restituire atmosfere sospese che predicono tempeste, ma che poi svelano accecanti schiarite. Proprio come i cieli Islandesi da dove questi ragazzi provengono. 







3- Beardfish (crossover prog) +4626- Confortzone




Ho ascoltato ininterrottamente questo disco in febbraio mentre correvo per le strade di Bogotà. Non è il lavoro più interessante del gruppo, ma ha accarezzato la mia anima a lungo ed era in sintonia con il mio stato d’animo. Zappiani fino nel midollo, i Beardfish qui si lasciano contaminare da idee meno complesse svelando la loro parte più melodica e malinconica.








4- Echolyn (progressive rock) I Heard you Listening




Ogni disco di questi americani è una orgia pantagruelica di musica. In questo ultimo lavoro tendono ad abbandonare le loro composizioni polifoniche per una ricerca più lineare del loro stile. 











5- Hidden Hospital (Alternative rock) Surface Tension




Un lavoro di una freschezza impressionante. Chi sostiene che il rock è morto dovrebbe ascoltare profondamente questo energico lavoro. Pura energia











6- The dear hunter (progressive rock) Act IV: Rebirth in Reprise




Siamo al quarto atto della saga del ragazzo “Dear hunter”. Una saga in musica che racconta una storia surreale.  Negli anni Casey Crescenzo, ha approfondito il suo amore per gli arrangiamenti complessi. In questo ultimo lavoro, ci infila in maniera massiccia tutta una orchestra. Difficile trovare il bandolo della matassa di questa vastità di strumenti che suonano polifoniche melodie. Un lavoro bellissimo che non vedo l’ora di andare a vedere dal vivo.







7- Caspian (post rock) Dust and Disquiet




Sono sempre stato convinto che il post rock fosse morto e sepolto già quando si ascoltavano i primi lavori dei Mogway. L’opera di questi ragazzi mi ha fatto ricredere. un album che scorre vie senza intoppi piacevolmente. 











8- Leprous (prog metal) The Congregation




Il prog metal tende ad essere di difficile assimilazione. Racchiude spesso ricerca virtuosistica muscolare fine a se stessa. Trovare originalità a volte è difficile. I leprous ci riescono anche in questa occasione. Come i Tool riescono a reinventare un genere.










9- Tigran Hamasyan (Jazz) Mockrot




Un Pianista Jazz Armeno, che compone pezzi come i Tool. Bellissimo provare per credere, avvicinare aspetti metal al jazz era difficile. questo pianista c’è riuscito. Finalmente qualcuno che in modo laterale ripercorre sonorità differenti andando a pescare idee in un contesto totalmente diverso, abbattendo delle differenze culturali abissali. Forse il fatto di essere Armeno aiuta moltissimo. Lo stesso artista, sta percorrendo il mondo facendo concerti nelle chiese, andando a ripescare la musica sacra ortodossa e reinterpretandola. Su You tube si possono ascoltare cose bellissime.





10- Izz (Crossover Prog) Everlasting Istant




Terzo capitolo della trilogia, questa band continua a sfornare album melodici complessi  e originali. Sinfonici e magniloquenti, riescono a reinventarsi ad ogni uscita.










11- Our Oceans (alternative rock) Our Oceans

Ex chitarrista dei Cynic, sforna un album con una copertina meravigliosa, e una dinamica sonora incredibilmente carica di pathos, energia e potenza assopita, che ogni tanto esplode accompagnata da melodie molto accattivanti.


12- Eidola (alternative rock) Degeneraterra

Un album ricco e potente . L’inizio sembra dire evitatemi assolutamente. Uno streaming orrendo. Poi si aprono una incalzante sequela di pezzi ritmicamente difficili e splendidamente melodici. Con dei cori sapientemente calibrati. Veramente un bellissimo album. In qualche punto assomigliano molto ai code and cambria, ma forse è un effetto della voce totalmente acuta del cantante.

13- Mew (sinphonic pop) -+

Il lato prog del pop, oppure il lato sinfonico del pop. Piacevolissimi e divertenti. Si ascoltano di un fiato e restituiscono alla pazienza una montagna di energia

14- Sweet Billy Pilgrim (alternative rock) Motorarcade amnesiac

Malinconici con tratti da Radiohead (se questi ultimi sapessero suonare). Sono una bellissima compagnia in momenti di nostalgia malinconica, si discostano abbastanza da uno dei loro lavori più malinconici “Crown and Treaty” ma la voce del cantante non delude la malinconica tristezza anche quando fa il rocker.




15- Vennart (alternative rock) The demon Joke

Lasciati da parte gli Oceansize, e le loro opere tra le più belle del rock anni 2000, Venare si trastulla un po’ con le sue idee. Bel lavoro di stile, ma che lascia vico il rimpianto per il gruppo storico

16- Nothing but Thieves (alternative rock) Nothing but thieves

Prodotti dai Muse, sono un incrocio tra Muse e radiohead, e riescono a essere più originali dei loro produttori. se fossi nei Muse invece che produrli li userei per scrivere i loro pezzi, visto che ormai sono arrivati alla frutta

17- Seven Steps to the green door (neo prog) Fetish

del neo prog ne ho un po’ le tasche piene, questi tedeschi riescono però a resuscitare un genere ormai abusato.

18- The velvet teen (alternative rock) All is illusory

Una conferma di essere una delle più originali band del panorama alternative, sfiorano un album piacevolissimo e variegato. 

19- Perfect beings (crossover prog) II

Dopo il primo album tra i lavori più belli del 2014, sfornano un album complesso che non tante più la luna in eclissi come da copertina, ma racconta dell’energia stessa del sole. Difficile ma affascinante il percorso si questa band.


20- Ossicles (crossover prog) Music for wastelands 

Ragazzi giovani che hanno ascoltato prog degli ultimi 20 anni. e che quindi sono influenzati non dai Pink Floyd ma dai Porcine tree per intenderci., Sfornano un album giovane e ben suonato. piccoli Steven Wilson crescono

21- Kaddisfly (alternative rock) Horse Galloping on Sailboats

22- Alone (alternative rock) Somewhere in the sierras

spesso alcuni artisti ricorrono alle seghe mentali per raccontare dei loro disamoramenti.  Michel Franzino chitarrista hardcore (e inascoltabile ) sforna un disco che ci catapulta direttamente negli spazi sconfinati americani. se continuasse per questa strada forse avrebbe un futuro.

23- Riverside (prog metal) Love, Fear and the time machine

Questi Polacchi mi piacciono, fanno un prog metal melodico lineare e fatto bene. in questo ultimo lavoro danno poco spazio alla verve solita persi in una malinconia che li rallenta un po’ troppo.



24- David Gilmour (rock) Rattle that lock

Gilmour illuminato torna a far suonare la chitarra in modo cristallino. essendo un fan inossidabile gli ho perdonato quella cagata pazzesca dell’ultimo disco dei pink Floyd di cui non voglio neanche ricordarmi il nome.

25- Gatherer (alternative rock) Heavy hail

Band Neozelandese, come i Karnivool, hanno in canna dei pezzi stratosferici, corre un po’ di maturazione e poi possono diventare una delle migliori band del momento.

26- Big Big Train (crossover prog) Wassail

Possono fare una scoreggia registrata per 1 ora che a me piacciono. per cui …

27- The Tangent (sinphonic prog) A spark in the aether

28- T (crossover prog) Fragmentropy

Multistrumentista tedesco con grande vena creativa ma pochi mezzi. il giorno che si decide a suonare non tutto lui ma con una band, probabilmente diventerà uno dei migliori autori europei.

29- Failure (alternative rock) The earth is a monster

Un gran bel disco rock. Una evoluzione del grunge che uno non si aspetta. Mi piacerebbe vederli suonare assieme ai pearl jam.

30- Sanguine hum (crossover prog) Now we have light

Poteva essere uno dei dischi più belli dell’anno, ma due ore sono troppe cazzo. uno al prolisso ci deve dare un taglio

31- Anekdoten (crossover prog) Until all the ghosts are gone

I fantasmi sono andati tutti via e si sente. Erano una band estremamente buia e inquietante. Rappresentavano appieno l’inverno scandinavo. Ora hanno trovato la luce, ma li preferivo nel lato oscuro.

32- 3rdegree (crossover prog) Ones & zeros:vol I

Un disco che devo ancora capire a fondo. purtroppo molto complicato, e non ho avuto tempo di approfondire, ma per quel che vale ci sono tratti bellissimi.

33- Earthside (djent) A dream in static

Stan cercando un percorso più “arrangiato” dei dream theater, non cedendo alla ginnastica musicale.


34- Advent (progressive rock) Silent sentinel

Figli di un periodo in cui alcuni tratti del prog diventano molto autoreferenziali, qui si può ascoltare una varietà infinita di variazioni dello stesso tema. Talmente variegato che a volte non si capisce dove vogliano andare a parare. Sono dei Frank Zappa meno originali, ma che ce la mettono tutta-

35- Nemo (sinphonic prog) Coma

Francesi al loro ultimo album (almeno nelle dichiarazioni) si erano stancati di fare sempre la stessa musica penso. Comunque sempre piacevolmente complessi.

36- Bloom (djent) Caligula’s horse

Da tenere sotto osservazione Un prog con del metal e tratti djent.

37- God is an astronaut (post rock) Helios/Erebus

Questi qui mi sono simpatici ed in mezzo alle infinite variazioni dello stesso tema come classico post rock, ci mettono infilate di accordi che sono estremamente piacevoli. Il cervello si lascia volentieri accarezzare.

38- Sylvan (neo prog) Home

A volte troppo melodici, come in questo caso. Ma non posso farci niente mi sono sempre piaciuti

39- Muse (rock) Drones

Li uso per chiudere una classifica, perchè non perdo mai la speranza che rinsaviscano e alla fine ci restituiscano un album all’altezza del loro ego smisurato, che al momento li mette nella condizione di fare solo musichette per riempire gli stadi.





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